Isabella Sforza d’Aragona, la peggio maritata
di ANGELA CAMPANELLA

È una storia rinascimentale molto italiana, del nord e del sud, anche se la bellissima donna della quale si tratta è di origine spagnola, del ramo regnante dei Trastamara d’Aragona. Parliamo di Isabella d’Aragona (Napoli, 2 ottobre 1470 – Napoli, 11 febbraio 1524). Figlia di Alfonso II di Napoli e di Ippolita Maria Sforza, dei duchi di Milano.
L’intreccio matrimoniale e strategico fra gli Aragona e i Visconti-Sforza, iniziato con Alfonso II e Ippolita Maria, continua con le nozze della giovanissima Isabella, loro figlia, con il cugino Gian Galeazzo, figlio di Galeazzo Maria Sforza e di Bona di Savoia. Il matrimonio fra i due giovani è allietato dalla fantasmagorica Festa del Paradiso progettata e realizzata da Leonardo da Vinci nella Sala verde del Castello Sforzesco. Ma non nasce sotto i migliori auspici. Sui due sposi aleggia l’ombra malevola dello zio Ludovico Maria Sforza, detto il Moro, deciso a sottrarre il potente ducato di Milano ai giovanissimi nipoti.
I rapporti fra Ludovico e la bella principessa napoletana erano stati venati di ambiguità, sin dall’arrivo della ragazza a Milano. Paolo Giovio riporta che “…ella teneva per certo che per opera di Ludovico nel giorno istesso delle nozze al marito et a lei fossero stati fatti incanti, et malie da donne fattucchiere, perché non potessero haver figliuoli…”. Il Guicciardini si spinge ancora oltre, e nella sua Storia d’Italia scrive che “…quando Isabella figliuola d’Alfonso andò a congiungersi col marito, Lodovico, come la vide, innamorato di lei, desiderò di ottenerla per moglie; e a questo effetto operò, così allora fu creduto per tutta Italia, con incantamenti e con malie, che Giovan Galeazzo fu per molti mesi impotente alla consumazione del matrimonio…”.

Ciononostante Isabella mette al mondo quattro figli. La terzogenita Bona, sarà una grande regina, e di lei ci sarà tanto ancora da raccontare. Intanto le trame di Ludovico continuano. Ha preso in mano il potere, sottraendolo alla cognata Bona di Savoia e relegando la giovane coppia dei nipoti prima a Vigevano, poi a Pavia. Qui, a soli ventiquattro anni, Gian Galeazzo muore, pare per un lento avvelenamento voluto proprio dallo zio. La morte del marito lascia nella disperazione Isabella. Straziata e impotente giace per giorni e giorni a terra, in una stanza oscura e parata a lutto. Giovanni di Andria, scrivendo da Venezia al marchese di Mantova sul lutto di Isabella, in una lettera del 24 ottobre 1494, osserva: “…molto più è digna de compassione quella sventurata sovra ogni altra de M.na Duchessa, la quale mai ebbe un’ora de bono tempo; et sempre ha magnato più lagrime che pane…”. E il Corio: “… come prigioniera entro una camera … gran tempo giacendo sopra la nuda terra senza vedere la luce… Dovrebbe ogni lettore pensare l’acerba sorte della sconsolata Duchessa e, se avesse il cuore più impietrito di un diamante, pur piangerebbe nel pensare qual dolore doveva essere quello della sciagurata ed infelice moglie, vedendo in un punto la morte del giovinetto e bellissimo consorte, la perdita di tutto il suo impero, i figli allato privi di ogni bene, il padre e il fratello colla sua famiglia espulsi dal regno di Napoli e Ludovico Sforza con sua moglie Beatrice avergli occupata la signoria…” .
Isabella firmerà le sue lettere come «la peggio maritata donna del mondo” o “unica nella disgrazia”. Eppure, oltre agli incestuosi desideri dello zio nei suoi confronti, Isabella fece innamorare di sé tanti uomini. Certamente il più illustre, e il più improbabile da pensarsi, fu Leonardo da Vinci. Non sappiamo che genere di sentimento legò la giovane principessa al grande genio. Rimane l’indiscusso presupposto che i volti delle Madonne di Leonardo ricalcano tutti i tratti del volto bellissimo di Isabella e che uno degli studi più originali dell’artista è quello “per il bagno della duchessa Isabella”. Intanto a Napoli si andava esaurendo il periodo aragonese. Federico, zio paterno di Isabella, sarà l’ultimo re di Napoli. Ferdinando il Cattolico, re di Spagna, con il pretesto di organizzare una Crociata contro i Turchi, invia il Gran Capitano Consalvo de Cordova a conquistare Napoli.
Il Regno delle Sicilie entra così a far parte del ben più grande impero spagnolo. Isabella, esautorata in tutto, lascia Milano con le due figlie sopravvissute; delle due le rimarrà solamente Bona. Fa appena in tempo a raggiungere Napoli e ad ottenere dallo zio Federico la nomina a duchessa di Bari e qui vi si stabilisce, trasformando una tetra fortezza angioina in uno splendido castello, abitato da una colta ed elegante corte rinascimentale. Governa con saggezza e grande equilibrio il vasto ducato di Bari e i feudi di Ostuni e di Rossano Calabro. Invita a corte i migliori maestri per la figlia Bona e per il piccolo nipote Rodrigo d’Aragona, unico figlio del fratello Alfonso e di Lucrezia Borgia. Dopo l’assassinio del marito, per mano di sicari del fratello Cesare Borgia, Lucrezia affida infatti alla cognata Isabella il piccolo Rodrigo, prima di lasciare per sempre Roma, con il ricordo del bellissimo Alfonso, unico vero amore della sua vita. Il piccolo Rodrigo, che porta il titolo di duca di Bisceglie, crescerà a Bari con Isabella e Bona, ma morirà a soli dodici anni.
A proposito di amori: Isabella spera in un matrimonio con il gran capitano e viceré di Napoli Consalvo De Cordova, del quale si innamora. Gli consente la brillante vittoria nella Disfida di Barletta, regalando ai tredici cavalieri italiani, capeggiati da Ettore Fieramosca, prestanti cavalli delle sue scuderie, e lo sostiene militarmente nella lotta contro i francesi. Ma Consalvo sposerà una nobildonna spagnola. Isabella riversa allora tutte le sue aspettative su Bona e ne farà una regina, dandola in sposa a Sigismondo Jagellone, re di Polonia e Granduca di Lituania. I maldicenti dell’epoca spettegolarono molto su una relazione amorosa che legava madre e figlia, Isabella e Bona, prima del matrimonio di quest’ultima, a padre e figlio, Alessandro ed Ettore Pignatelli, bellissimi cavalieri di nobile lignaggio. La relazione, anzi le due relazioni si interrompono di fronte alla proposta matrimoniale del re Sigismondo per Bona. Isabella organizza per la figlia un matrimonio per procura, con una cerimonia da favola in Castel Capuano a Napoli.
Il banchetto di nozze rimarrà nei libri di cucina per il numero e la qualità delle portate. Dopo la partenza della figlia per Varsavia, Isabella abbandona ogni velleità amorosa e di carriera, dedicandosi ad attività diplomatiche per il suo ducato, viaggiando fra Bari, Napoli e Roma. Bona metterà al mondo cinque figli. La primogenita, nata nel 1519 si chiamerà Isabella come la nonna. Il 1520 Bona darà a Sigismondo l’agognato figlio maschio, Sigismondo Augusto. Qualche anno dopo, gravemente malata, Isabella lascia il Ducato di Bari, dopo averne assicurato la successione alla figlia, e ritorna definitivamente a Napoli, a Castel Capuano, dove muore l’11 febbraio del 1524. Dopo i solenni funerali viene sepolta nella Basilica di san Domenico Maggiore accanto ai suoi avi, illustri re e regine d’ Aragona.
ANGELA CAMPANELLA
Angela Campanella, insegnante di materie scientifiche per professione, scrittrice, storiografa e documentarista per passione. Ha scritto i testi e ha curato il montaggio e la regia di programmi didattici e divulgativi della Rai, dell’Irssae, dell’Unicef e di Enti turistici e culturali, riguardanti la storia normanna, sveva e aragonese e, in particolare, quella di Federico II e dei suoi castelli, di Bona Sforza, duchessa di Bari e regina di Polonia, di sua madre Isabella d’Aragona, di Sibylla d’Altavilla e di tante figure femminili simbolo della realtà europea medievale e rinascimentale. Ha pubblicato tra gli altri “Vlad III di Valacchia: il Principe e l’Ordine del Drago” e “I volti della Luna”, una biografia-autobiografia con la Prefazione di Carmen Lasorella, dedicata a Santa Fizzarotti Selvaggi, poetessa contemporanea, come lei impegnata in molteplici campi della cultura e del sociale. Più volte premiata all’International Tour Film Festival e in altre rassegne cinematografiche. È membro di associazioni e centri di studio e ricerca storica. Pubblica sulla rivista scientifico-teologica “Nicolaus” dei P.P. Domenicani della Basilica di San Nicola articoli relativi alle sue ricerche su “I Cavalieri di San Nicola e l’Ordine della Nave”.
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