Quattro lemmi misteriosi per un Primitivo unico
di Michelino Fistetto

Prima ancora di trattare la problematica sottesa allo strano per alcuni, ed ermetico per molti versi, per altri, titolo di questa conversazione, tratterò della problematica enologica del mio territorio -mio perché qui son nato e vissuto-
incardinata sulla denominazione DOC “Primitivo di Manduria” sin dal 1974, anno di quell’ufficiale riconoscimento. Questo scritto, anticipo sin da subito, sarà concluso da una mia composizione poetica dal titolo “Elogio del Primitivo”. Essa mi è stata ispirata, anni or sono, dall’amore per la mia terra e dalla lettura della ben nota “Ode al Pomodoro” di Pablo Neruda (1904-1973), grande poeta cileno, figura assai importante della letteratura latino-americana del Novecento. Ma quale e il rapporto tra il titolo della conversazione e il Primitivo di Manduria? Cosa, come e perché esso rapporto si imbastisce?
Mi scuseranno i miei dotti ascoltatori se qui ne tratteggerò in primis il significato per me chiaro e per niente recondito, anche se tengo a precisare, per onesta intellettuale, che esso titolo non 6 tutta farina del mio sacco, quanto lo 6, invece, la presente disquisizione. I quattro termini lessicali, di cui all’oggetto argomentatorio, sono il frutto di un amabile e iterato conversare, abituale peraltro tra noi, ossia tra me e il colto mio fraterno amico Filippo Lauciello, direttore di Banca emerito -come usa dirsi ai giorni nostri- ossia in pensione, con linguaggio preclaro che a Lui ben si addice, in quanto estimatore e competente cultore di Belle Lettere, latine e greche in particolare, frutto dei suoi antichi studi classici.
Trattasi di una frase latina, da lui ideata, costituita da un verbo: mori [infinito presente del verbo deponente della terza coniugazione: morior, moreris, mortuus sum, mori, it cui significato a deliziarsi, estasiarsi, struggersi, languire, edulcorarsi fino a morire!1;
da due sostantivi: mari [da mare–manis, nel caso ablativo (in “i” come eccezione valida per tutti i nomi terminanti in “e, al ed ar” della terza declinazione), it cui significato a nel mare, complemento di luogo figurato] e meri [da merum–meri, neutro, it cui significato al genitivo di specificazione 6 del vino;
infine da un aggettivo miri, [da mirus–mira–mirum, in funzione di attributo al genitivo del complemento di specificazione cui e riferito (meri), it cui significato delizioso, meraviglioso, eccellente.
Ormai l’affascinante arcano 6 cosi disvelato! Il senso della frase 6: estasiarsi
nel mare di un vino eccellente.
Antiche rimembranze letterarie affiorano, per una bensì strana -lo riconosco-
ma assolutamente non irriverente, almeno per me, associazione di idee.
Struggersi, estasiarsi, immergersi fino ad annientarsi, nell’indicibile piacere di naufragare verso lidi inenarrabili, nel mare infinito che dalla materia conducono all’esaltazione della stessa divenuta, per incantevole malia, pura spiritualità. Come l’immersione nel cielo infinito trapunto di stelle lontane: “… e it naufragar mi e doke in questo mare”. Avesse scritto solo it canto dell’Infinito, o addirittura solo questo verso immortale, Leopardi sarebbe allo stesso modo it grande lirico che 6 nella Storia delle Lettere nostre, cosi come la sua poesia riesce a connotarlo.
Di tal genere, se non tali d’appunto (altro riferimento letterario, questa volta manzoniano!) le sensazioni -visiva, gustativa e olfattiva- del nostro vino Primitivo di Manduria, vitigno emerso alla ribalta, ai giorni nostri, tra le numerosissime varietà di viti del territorio italiano (si contano in tutto it nostro Paese ben 545 varietà di viti da vino [i più numerosi vitigni autoctoni al mondo!] e 182 varietà di uve da tavola).
II Primitivo 6 vino ormai notissimo ai sommeliers pia qualificati a livello mondiale, dopo gli immensi sacrifici fatti dai nostri Padri, Maestri in Primitivo, come recita l’efficace titolo, che spicca tra la pur numerosa bibliografia dedicata all’argomento, di un bel libro scritto di recente (2015) da Nino D’Antonio, giornalista napoletano di grido, documentarista televisivo, saggista, nonché docente di Letteratura Italiana.
Già nel Settecento fu rilevato che questa uva, presente nel territorio, maturava tendenzialmente prima di ogni altra tipologia di uva, era una primizia diremmo oggi (di solito la vendemmia inizia infatti a fine agosto e si protrae per tutto it mese successivo!): da qui it suo nome Primativo o Primitivo o Primaticcio, a caratterizzarne l’elevata capacità di maturazione precoce e conseguente notevole accumulo di zuccheri. II luogo di produzione, é qui in Puglia, localizzato nel Salento, in particolare nelle Provincie di Taranto e Brindisi, con epicentro Sava e Manduria.
Per decenni fu vino svenduto, in quanto, fuori zona, sconosciuto quasi del tutto ai consumatori, escluso gli importatori francesi e produttori vinicoli italiani settentrionali, che se ne servivano per dare forza e nobilta, ai loro anemici vini.
I nostri Primi hanno lottato col sudore del loro lavoro per decenni, onde imporre quel prodotto in cui credevano -usato, non piu tardi di cinquanta anni fa, quasi esclusivamente come vino da taglio, per dare corposita e sapore a quei vini acquosi, altrimenti senza connotato di personality alcuna- in un mercato di grande concorrenzialita, nazionale ed estero: ad essi va it nostro grato ricordo e soprattutto la nostra riconoscenza.
La sua bonta non dipende solo pet-6, va detto, dalle quality intrinseche al
vitigno, ma anche dalle condizioni pedoclimatiche: i nostri terreni sono caratterizzati, infatti, da sedimenti rocciosi tufacei e fessurati, che poggiano su uno strato di argilla, quindi umidi e freschi. Il clima e quello della “sitibonda Apulia”, come 6 a tutti noto, terra rossa, ricca di ferro, riarsa e bruciata dal sole, it cui calore viene incorporato facilmente dagli acini dei grappoli di colore blu-nero, che in estate perdono liquidi, col conseguente appassimento naturale piu o meno accentuato, a seconda delle annate piu o meno calde. Tutto cio innalza ovviamente it livello della concentrazione zuccherina, elevando -nel naturale successivo processo chimico della fermentazione post-vendemmiale- la gradazione alcolica.
Il colore del vino 6 rosso rubino intenso, con aroma di mirtilli, confettura di ribes nero, frutti rossi e fragola, con gusto tendente a un gradevole dolce amabile, leggero ma robusto a un tempo (dai 14° fino ai 18° gradi). Passo ora, nel congedarmi, come anticipato, alla trascrizione della mia composizione poetica, scritta a suo tempo:
Elogio del Primitivo.
La buona terra antica,
-organismo vivente dal rosso sangue-
nutre gli alberelli del rosso
Primitivo di Manduria:
a novembre, i pampini giallo-rosati
cadono,
a segnare la fine dell’annuale ciclo.
Il riposo invernale del ceppo inizia,
se mano sapiente pota sicura
gli ormai inutili rami della vigna.
Aratura e sarchiatura successiva mondano it terreno dalle erbacce e ossigenano i solchi ondulati prima elevati:
che si lasciano poi ripianare
da mano paziente e forte,
e che prepara it soffice giaciglio al risveglio del vitigno
dal necessario letargo.
A primavera si gonfiano, turgide di linfa,
le nuove gemme che sbocciano ed esplodono di vita:
tentacoli s’aggrappano,
aggettanti grappoli verdi in miniatura, vogliosi di caldo sole,
che sempre pia s’allungano con viticci prensili
sui tesi fili di ferro,
a suo tempo predisposti.
La bordolese piii volte protegge it frutto,
-assai bisognoso di amorevoli cure-
dipingendo le foglie pentagonali con macchie tigrate,
che spaventano la ricorrente peronospora, come it giallo zolfo urticante combatte l’ustolante oidio pernicioso.
Con la rimasciatura,
ripulita piii volte la terra,
la pianta riceve it necessario maggior nutrimento per sé e i rigonfi acini
che allungano e induriscono i grappoli, come mammelle turgide e tese
di vogliose vergini messapiche.
Giunge cosi, infine,
sospirata a lungo e trepidata,
-specie quando it cielo d’estate
s’incupisce per la temuta grandine-
la gioiosa, ma pur faticosa, vendemmia.
I neri grappoli dolcissimi,
vivi elementi del nettare di Bacco,
sono colti con amore e con ilare festa o da mani gentili di donna
o da mani rudi e forti di contadino, e, con gesti decisi,
riposti nei capaci tini,
che la vite senza fine della carolla meccanica accogliera vorace nel palmento,
sprizzandone tutta la sacra bevanda salutare. Finalmente 6 nato
-nel calice che insieme in alto leviamo-
il rosso vino stornato del profumato e maschio Primitiu: il Primitivo di Manduria.
Prosit.
Da Campomarino, 4 agosto 2020.